Black Flag Revival un progetto di Ryts Monet in cui sono stato coinvolto come chitarrista e tecnico-punk.
Di cosa si tratta, con parole di Ryts
Nel gruppo ci sono Corra dei Minkions alla batteria, il buon vecchio Biondo al basso e Bob alla voce. Non abbiamo mai suonato assieme prima. Abbiamo fatto tre prove in studio da Ryts a palazzo Carminati ma da questa settimana ci siamo spostarci in una vera sala prove: dopo l’arrivo dei pompieri di Martedì scorso per sfondare la porta del palazzo e le lamentele del vicinato per il rumore delle nostre prove la Bevilacqua la Masa ha intimato a Ryts di smontare gli strumenti che avevamo portato nel suo studio e continuare la cosa altrove. A quanto pare la fondazione paga le prove nella sala prove della misericordia e i concerti organizzati in atelier dovrebbero essere spostati al Teatro Fondamenta Nuove. Nel frattempo il concerto di Venerdì scorso degli Andy Fag & The Real Men è stato spostato fortunosamente alla “festa delle matricole” grazie ad un giro di telefonate che ho fatto due giorni prima, e quello della Dikkeman Family è ora programmato alla Galleria A+A, che già nel recente passato ha dimostrato un certo coraggio ospitando i concerti di Claudio Rocchetti, Wasted Pido, Bologna Violenta, Tony la Muerte, Xtreme blues Dog e Thee Marvin Gays, nell’ambito della rassegna “Concrete Landscapes” .
Ci sono state tensioni, discussioni, alcune delle quali mi sembrano fuori luogo col tipo di cosa che stiamo facendo. Ma partecipare ad un progetto artistico sul punk rock non è come organizzare un concerto punk rock o suonare in un gruppo punk rock (cose di cui ho una certa esperienza). Ci sono sovrastrutture. Il fatto che tutto il progetto si muova in un ambito artistico ufficiale (gallerie, atelier BLM, etc) da una parte offre delle opportunità (anche per il solo fatto che a Venezia non ci sono posti dove suonare) ma dall’altra rischia di rendere il lavoro artificioso, ed è proprio quello contro cui dobbiamo lottare, mantenendo un’attitudine sincera verso l’oggetto della ricerca creativa (i Flag) e verso noi stessi.
Oltre a questo c’è il rischio degli inevitabili confronti da parte della “gente” che frequenta l’arte contemporanea con altri progetti italioti che hanno avuto a che fare col punk-hc: mi hanno tirato fuori Vascellari, Squillaciotti… artisti di cui conosco il lavoro
perchè mi è capitato di vedere cosa fanno, ma direi che è una cosa diversa da quella che stiamo facendo noi. Una cover band dei Black Flag è una cosa abbastanza ignorante da fare, poi dipende se siamo capaci di generare quella tensione ed energia che fa la differenza tra un gruppo rock n roll che fa muovere il culo e uno che non smuove niente dentro chi ascolta: dal mio punto di vista, questo fa la differenza tra qualcosa che si avvicina all’arte – che ha significato perchè fatta qui ed adesso – e qualcosa di inutile e noioso e magari pure con la pretesa di essere chissà che cosa.
(i video marci sono di interno3)
lo sai che non ce l’abbiamo. sei costretto a snobbarci !! dopo aver suonato la batteria. anzi adesso devi fare l’esperto Flag che ti intervistiamo!
yeah !! però se non avete in repertorio “no more” vi snobberò alla grande